febbraio 10, 2024

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Il sorriso che sembra non dover finire

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– Canzoni –

 

E adesso aspetterò domani
Per avere nostalgia
Signora libertà signorina fantasia
Così preziosa come il vino
Così gratis come la tristezza
Con la tua nuvola di dubbi e di bellezza
T’ho incrociata alla stazione
Che inseguivi il tuo profumo
Presa in trappola
Da un tailleur grigio fumo
I giornali in una mano
E nell’altra il tuo destino
Camminavi fianco a fianco
Al tuo assassino
Ma se ti tagliassero a pezzetti
Il vento li raccoglierebbe
Il regno dei ragni
Cucirebbe la pelle
E la luna la luna tesserebbe
I capelli e il viso
E il polline di Dio
Di Dio il sorriso
F. De Andrè, Se ti tagliassero a pezzetti
Giusto una strofa prima:
La fortuna sorrideva
come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti
della sera
E’ bella questa canzone di De Andrè, dedicata alla signorina libertà, alla signorina fantasia, che poi è l’amore quando ti rende felice, una rosa gialla di rame, il sorriso che sembra non dover finire, la vita, quando è semplice:
Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere parole d’amore
poi arriva il momento che devi indossare quel tailleur grigio, lo indossi tu, sono gli altri che chiedono di farlo, non so se è importante saperlo. so che accade.
Se ne vedono tante di persone così, alla stazione, come nella canzone di De Andrè, in tailleur grigio e magari prendono pure un treno che va dall’altra parte rispetto ai desideri, alla fantasia, alla libertà.
così si finisce tagliati a pezzetti,
così si finisce tagliate a pezzetti.
come sempre la sconfitta ci dice quello che non vogliamo accettare e che non abbiamo saputo ascoltare,
poi c’è, ci sarà, forse ci sarà, il vento che raccoglie, i ragni che cuciono, la luna che tesse i capelli e il sorriso.
Ma quella è già un’altra vita, un’altra storia.
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febbraio 10, 2024

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I sorrisi fragili

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– Poesie –

 

Malinconia di fanciulla

Era tenero e fine il suo sorriso
come brillio d’antico avorio, come
nostalgia, come neve che a natale
sull’oscuro villaggio discende,
come turchese in mezzo a fitte perle,
come raggio di luna
su un caro libro

Rainer Maria Rilke

Nota di Marilena Lucente: Quanto possono essere fragili i sorrisi

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aprile 27, 2023

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Il nostro corpo al cuore ha affidato il compito di raccontarci le emozioni

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– Poesie –

 

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perí l’inganno estremo,
ch’eterno io mi credei. Perí. Ben sento,
in noi di cari inganni,
non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanitá del tutto.

G. Leopardi, A se stesso

Nota di Marilena Lucente:
Una delle ultime poesie di Leopardi. Ciclo di Aspasia. Il poeta si rivolge al suo cuore, e gli chiede, anzi, prima di tutto gli promette che non lo farà più fatto soffrire. Glielo giura. Dopo tanto palpitare: or poserai per sempre.
La foto invece è solo uno una piccola parte della mia collezione di cuori, tutti regali che si sono stratificati nel tempo e per me preziosi. Chi mi conosce sa quanto mi piacciono i cuori.
Dunque mi chiedo: come è stato possibile ridurci così?
Affidare ai cuoricini – grandi o piccoli  tutto il nostro sentire.
“clicca due volte per mettere mi piace” Mi piace poi sarebbe il cuore. Di nuovo.
Il nostro corpo al cuore ha affidato il compito di raccontarci le emozioni.
Può una emoticon far riconoscere il cuore che batte per una persona, la tachicardia figlia della paura, il ritmo dopo una corsa, la pace di certi momenti?
Il peggio è che noi pretendiamo di dire tutto con quella emoticon.
Certo adesso possiamo anche fare una scelta cromatica – comunque è uno sforzo! – di utilizzarla come assenso, di affermare la nostra presenza, di dire il bene, di dire l’amore.
Con un cuore che se va bene, su wa, è grande un centimetro e mezzo. normalmente si attesta sui 4 millimetri.
Forse è questa la verità: quattro millimetri valiamo quando riceviamo quel cuore. Quattro millimetri, otto, dodici, dipende da quanti ne riceviamo in fila, occupiamo nei pensieri di chi ci ha mandato quel cuore.
Ci basta? Ci fa stare bene? I cuori ci piacciono di più delle parole?
Sono più diretti, meno forieri di equivoci.
Chissà.
Questa quasi totale consegna affettiva a una macchiolina rossa a me dà la sensazione di una resa, di una superficialità delle relazioni, che il nostro Cuore, quello vero, non merita.
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febbraio 2, 2023

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Quando mi splende il cuore

Sei la finestra a volte verso cui indirizzo parole di notte, quando mi splende il cuore.
A. Merini
Nota di Marilena Lucente:
Quelle dei poeti, le nostre, quelle trasparenti che ci spingono a guardare, quelle ancora da pulire. Sono fogli, le finestre; una diviene il riflesso dell’altra.
Poi ci sono le porte finestre, altre storie da raccontare e abitare.
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gennaio 21, 2023

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Come fare di tante partenze un ritorno

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– Poesie –

Come, di tanto oblio, fare una rosa,
Di tante partenze come fare un ritorno,
Mille uccelli in fuga non fanno un uccello che si posa
E tanta oscurità simula male il giorno.

Jules Supervielle

Nota di Marilena Lucente:
Come fare di tante partenze un ritorno.
È una domanda fortissima, importante.
In una poesia dolcissima che invita a guardare quello che abbiamo sempre davanti ai nostri occhi.

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ottobre 11, 2022

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Voglio essere l’apprendista dell’autunno

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– Poesie –

 

Ho sempre voluto
essere l’apprendista
dell’autunno
essere il piccolo parente
del laborioso
meccanico delle cime,
galoppare per la terra
distribuendo
oro,
oro inutile.
Ma, domani,
autunno,
ti aiuterò a ripartire
foglie d’oro
ai poveri della strada.
Autunno, buon cavaliere,
galoppiamo,
prima che ci sorprenda
il nero inverno.
E’ duro
il nostro lungo lavoro.
Andiamo
a preparare la terra
e a insegnarle
a essere madre,
a riparare le sementi
che nel suo ventre
dormiranno protette
da due cavalieri rossi
che girano per il mondo:
l’apprendista dell’autunno
e l’autunno.
Così dalle radici
oscure e nascoste
potranno uscire danzando
la fragranza
e il velo verde della primavera.

P. Neruda, Ode all’autunno

Nota di Marilena Lucente:

Come abbiamo fatto a vivere senza l’autunno? Più o meno questa poesia incomincia così. L’autunno è meraviglioso per l’oro che regala all’improvviso, foglie e frutti, per il vento di cambiamento, dell’umidità delle radici, per “l’energia che si raggomitola”. Voglio essere l’apprendista dell’autunno, confessa Neruda, che con questa stagione parla e racconta di sé.
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settembre 19, 2022

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E aspiette che chiove

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– Canzoni –

 

Tanto l’aria d’Adda cagna’.
P. Daniele, Quanno chiove

Nota di Marilena Lucente:
Una delle cose che si insegnano sempre nei corsi di scrittura: con la pioggia i personaggi cambiano.
Cambiano i gesti, i pensieri, non fanno quello che avevano deciso di fare, si infilano in un portone sconosciuto e qualcosa succede.
Nei libri e nella vita, i personaggi cambiano con la pioggia, sotto la pioggia.
Noi crediamo che cambi l’aria, invece ci trasformiamo noi.
Bella anche da leggere la storia della prostituta nelle strade di Napoli cantata da Pino Daniele.
Anche lei sotto la pioggia. (Quanto è bella questa canzone)

E te sento quanno scinne ‘e scale
‘E corza senza guarda’
E te veco tutt’e juorne
Ca ridenno vaje a fatica’
Ma poi nun ridi cchiù
E luntano se ne va
Tutt’a vita accussì
E t’astipe pe nun muri’
E aspiette che chiove
L’acqua te ‘nfonne e va
Tanto l’aria s’adda cagna
Ma po’ quanno chiove
L’acqua te ‘nfonne e va
Tanto l’aria s’adda cagna
Se fa scuro e parla ‘a luna
E te vieste pe’ senti’
Pe’ te ogni cosa po’ parla
Ma te restano ‘e parole
E ‘o scuorno ‘e te ‘ncuntra’
Ma passanno quaccheduno
Votta l’uocchie e se ne va

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agosto 26, 2022

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Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa

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– Poesie –

 

Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito
parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere.
Wislawa Szymborska, Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte
Nota di Marilena Lucente:
L’ho tagliata un po’, questa poesia che è anche un atto di ribellione, ribellione gentile e leggera, necessaria a rivendicare il diritto a essere vicini a sé stessi, sbagliando, rifiutando le imposizioni di chi ci giudica giusti o sbagliati a seconda delle cose che facciamo e pensiamo. Scusa è una parola meravigliosa e fondamentale, come la sua gemella eterozigota “grazie”.
Ma solo se usata con sincerità. Invece sembra che dobbiamo scusarci se siamo felici, dobbiamo giustificarci sempre – ed è proprio vero il contrario: “so che finché vivo niente mi giustifica”.
Non una lode all’egoismo o all’indifferenza, ma un invito alla consapevolezza che alle domande della nostra vita complicata e contraddittoria non si può rispondere con l’assolutismo delle risposte, spesso preconfezionate.

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luglio 26, 2022

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La loro strada dei sogni

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– Poesie –

 

Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
W. B. Yeats
Nota di Marilena Lucente:
La proprietaria del bar dove ho preso il caffè si chiama come me. Sento il suo/mio nome rincorrersi da una parte all’altra del locale e seguo incuriosita le traiettorie delle voci. Ci sono due ucraine che lavorano qui e quando mi portano il caffè, con questo centrino di carta e il vassoietto argentato, immagino siano state loro a suggerire questo modo di servire ai tavoli. Non lo so. Non è una cosa che qui si usa, mentre mi è capitato spesso di vederla nei paesi dell’est.
Questa parte dell’Italia dovrebbe essere la loro strada dei sogni , o almeno un tratto della loro strada dei sogni. E noi con le infradito, gli zoccoli e tutte quelle assurde scarpe del mare, ci camminiamo sopra.
Cammina leggera, recita la poesia.
Perché cammini sui miei sogni.
Stacci attenta, ti prego, perché i sogni sono una cosa bella e fragile, indispensabile e delicata. E se vanno in frantumi i sogni è probabile che mi sbriciolo io. Tutta.
Magari uno percorre chilometri e chilometri prima di fare un sogno, e poi.

CAMMINI SUI MIEI SOGNI

Se avessi il drappo ricamato del cielo,
Intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
I drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
Dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
Stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
Invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
E i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.

WILLIAM BUTLER YEATS

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giugno 24, 2022

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Lo scambio è sempre nella reciprocità

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– Poesie –

 

Per il mio cuore basta il tuo petto,
Per la tua libertà bastano le mie ali
P. Neruda

Nota di Marilena Lucente:
Molto bella la struttura a chiasmo di questa poesia.
Il chiasmo, in retorica, è una specie di incrocio che rende ancora più forte il legame tra le parole:
Il mio cuore
Il tuo petto
La tua libertà
Le mie ali.
Lo scambio è sempre nella reciprocità e nella continuità: io – tu, tu -io. Il dono è concreto – il cuore, il petto, le ali – ma anche astratto – la libertà – con effetto reale: di nuovo la circolarità.

“Capisco che la mia tristezza non fermerà il verde”, scrive la poetessa. E questo luogo è una stanza che sa accogliere tutti i sentimenti del mondo.

giardino inglese
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